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Superbar

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Eccomi qui, scusate il ritardo. Dopo quattro giorni vi parlo finalmente della mia esperienza a Superbar.
La partenza diciamo non essere stata quella che speravo. Alle ore undici e quarantacinque stiamo scaricando il furgone di pesanti scatole contenenti il materiale necessario ai barman che avrebbero partecipato alla gara 'Hunger Shaker' di cui RG era sponsor. Mi presento all'ingresso e la simpaticissima addetta alla cassa mi rimbrotta senza mezze misure dicendo che 'Ah no no no no no, io non ti posso far passare: devi fare il biglietto! Fino a mezzogiorno non puoi entrare!' Notare che a quel punto erano già le undici e cinquanta. A mezzogiorno riesco finalmente a entrare. Il tutto è molto simpatico: ci sono stand delle più svariate case liquoristiche, di birra, di grappe, distillati o semplicemente bevande alcoliche e chi più ne ha più ne metta. Per la mia salute evito di assaggiare qualcosa da ogni postazione, ma mi guardo attorno incuriosita, profana. Interessante e divertente la collezione sullo stile Andy Warhol dei barman più famosi al mondo, ma ciò a cui dedichiamo più tempo io e mio padre è ammirare la mostra dell'amico Diego Ferrari che ha estrapolato dal suo gruppo fondato su Facebook le immagini più belle che da tutto il mondo gli sono pervenute sui cocktail visivamente più strani e creativi e perché no, aggiungendo qualche tattoo sullo stesso tema.
All'una circa iniziano le sette presentazioni di barman che hanno locali in diverse parti d'Italia e che espongono il loro lavoro: c'è chi usa solo frutta di stagione, chi latte di bufala, altri che hanno aperto uno speak easy e chi usa prodotti esclusivamente della sua regione. Innovativi, appassionati e... leggermente soporiferi. Idea niente male ma disorganizzazione che regna sovrana. Queste presentazioni durano troppo a lungo e capita sovente che gli espositori poco riescano a coinvolgere il pubblico, lasciando troppo spazio alle chiacchiere e ai video piuttosto che alla preparazione dei cocktail, in ogni caso impossibili da osservare, non solo a causa dei fotografi che non permettono una visuale decente ma anche perché il palco è lontano e forse sarebbe stato utile che ci fosse uno schermo che trasmettesse in diretta le realizzazione in modo che la parte 'spettacolare' di questo magnifico lavoro fosse fruibile da tutti, invece di far allontanare i già pochi e distratti spettatori.
Un quarto alle cinque (!) iniziano finalmente i preparativi per la gara, la 'Hunger Shaker'. Il tema è quello del famoso film 'Hunger Games', con la differenza che qui i ragazzi non dovevano accaparrarsi armi per uccidersi a vicenda e sopravvivere (fortunatamente), ma le attrezzature necessarie a preparare in soli cinque minuti un cocktail da presentare alla giuria e vincere la gara. I concorrenti si superano e spintonano producendo un mix davvero esilarante. C'è confusione attorno al tavolo dei giudici perché tutti vogliono sostenere quanto migliore sia la loro creazione e spiegarne il contenuto. Vengono concessi altri dieci minuti per il verdetto, ennesimo tempo morto, poi finalmente viene consegnato l'omaggio a ognuno dei barman e il premio finale al vincitore, con un orgogliosissimo Giorgio Negri in prima fila sul palco a premiare.
Da lì in poi si tratta solo di aspettare di portare via i prodotti lasciati in vendita al negozio, quindi... altro tempo da far scivolare via! Cerco di assistere a un seminario ma, mi si perdoni, davvero noioso! E poi a un altro ancora che in realtà sarebbe stato interessante se non fosse che il microfono non faceva che fischiare fastidiosamente e a cinque minuti dall'inizio, la prima band che avrebbe aperto la serata si era messa a suonare, sovrastando le voci, non permettendo di sentire più nulla.
Alle otto, dopo un piccolo inventario, riusciamo a uscire e mi sento davvero sollevata.
Il giudizio complessivo è che sia un format davvero pazzesco, con enormi potenzialità, ma che ancora non può competere con quelli stranieri, con una storia più radicata e meglio organizzati. L'idea è da sviluppare e spero che sia possibile negli anni a venire.
Un ultimo appunto va fatto ad alcune figure fondamentali per la mia giornata: un impegnatissimo Alessandro Melis, efficiente ai massimi livelli, come sempre, che organizza, sposta, risolve, correndo di qua e di là, assicurandosi che sia sempre tutto in ordine, un magnifico Andrea 'lo Smilzo' Boschi che mi ha dissetata durante tutta la giornata, i simpaticissimi Imbruttiti di quella che è per me la pagina migliore di Facebook per l'impegno e l'originalità nel loro progetto e nella realizzazione del loro aperitivo e infine un appassionato Diego Ferrari, col suo gruppo 'Cocktail Art' che meritatamente cresce ogni giorno e che ha sempre il sorriso, svolge il suo lavoro con un amore da cui tutti dovrebbero prendere esempio e che ricambia l'entusiasmo di mio padre in tutto ciò che fanno insieme.
Un ultimo grazie alle ragazze dello shop che sono sopravvissute a quattro giorni distruttivi in via Tortona.