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London way: Artesian vs Nightjar

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Insomma, è vero che se non sei un bartender certe cose non le puoi capire, ma dopo qualche anno nel settore, anche se non misceliamo, qualcosina l’abbiamo colta.

Innanzitutto abbiamo capito che entrare all’Artesian bar all’interno del Langham Hotel a due passi da Oxford Street a Londra, presuppone che tu ti vesta in un certo modo e abbia una carta color lingotto nel portafogli. Niente da dire riguardo al servizio accurato, con cameriere che sorridono e mostrano gentilezza anche se il tuo inglese non è perfetto, e ti spiegano con molta pazienza  gli ingredienti delle tapas (ottime) con cui accompagnano l’aperitivo.

Sono gli avventori che incutono disagio. Da che mondo è mondo, chi ha molti soldi si può permettere cose che gli altri non possono, arrogandosi il diritto di guardarti in modo da fartelo pesare, ma a bere all’Artesian, facente parte della lista dei 50 migliori bar del mondo, sono stata anch’io, che non rientro in quella categoria: si beve bene, il posto è bellissimo. Perché si beve bene? Perché i barman sono competenti, peccato che 9 su 10 dei consumatori beva vino, mentre io abbia preferito un cocktail delizioso ridendo del fatto che loro avrebbero pagato quel calice di rosso italiano come costa un’intera bottiglia qui nel nostro Belpaese, ma questo vale per qualunque cosa di importazione.

Peccato per l’atmosfera ingessata e i costi che in questo caso sono, ahimè, giustificati, trovandosi in un hotel a 5 stelle.

Vi immaginate invece un posto dove la gente non sussurra, dove tutte le sere suonano musica jazz dal vivo, dove non solo bere è un’esperienza irripetibile, ma anche assistere alla realizzazione del proprio drink? Un posto del genere esiste, ve lo assicuro, e non è poi così lontano. Al numero 129 di City Road di Londra si trova il Nightjar. Avevo già parlato del ‘sentirsi in un mondo dentro un mondo’, spiegando dell’esperienza al Nottingham Forest di Milano e qui, anche se in modo differente, quella stessa esperienza si replica.

L’atmosfera non è dovuta alle luci soffuse ma alla sensazione di essere catapultati in un bar che poteva esistere solo negli anni ’20, in un’epoca in cui i barman sorridevano con gentilezza e gli avventori chiacchieravano sereni come se sorseggiare un ottimo cocktail fatto di ingredienti home made e distillati irreperibili fosse la normalità. Solo che qui non sia negli anni ’20 del ‘900, ma nel 2014.

Se volete leggere la lista dei cocktail bene, ma se invece preferite lasciarvi stupire allora fatevi servire le famose carte da gioco del Nightjar, un intero mazzo sul quale troverete stampate le foto di tutti i drink, con tanto di nome e ingredienti. I barman al banco li sanno tutti a memoria e dedicano alla preparazione non solo del contenuto ma anche del contenitore (non dico solo ‘bicchiere’ perché per servire vengono usati diversi oggetti, anche gufi in rame) un’attenzione invidiabile, precisa, ma soprattutto naturale. Luca e Gabriele al banco ci fanno notare che i loro clienti sono i primi a essere pretenziosi e questo per loro è un ottimo stimolo, così come il fatto che i propri titolari credano in un progetto così articolato e curato. Il Nightjar è un chiaro esempio di professionalità senza etichette, di lavoro pulito e ammirevole, di risultati cercati e capiti da chi fa davvero grande un locale: bartender che si mettono al servizio del cliente con professionalità e umiltà.