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NEW ORLEANS: Tales of the cocktail

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 Aristotele sosteneva che il segreto della felicità risiede nella conoscenza, e se lo diceva un grande filosofo come lui non rischio di fare brutta figura nel sostenere più o meno la stessa tesi, anche se la parola felicità, è un termine che faccio fatica perfino a pronunciare, perché forse sono un eterno scontento. Io preferisco dire che non sono mai del tutto soddisfatto, perché alterno momenti in cui mi sembra che i miei 50 anni suonati e i 30 da imprenditore siano serviti a poco, a crescere troppo poco rispetto alle mie aspettative, a momenti dove, al contrario, nel mio più recondito subconscio so di essere un privilegiato perché faccio esattamente il lavoro che amo e cerco di farlo al meglio, ricercando la conoscenza, appunto, la competenza, spinto da inguaribile passione e curiosità.

Insomma vago qua e là come diceva Edoardo Bennato in una sua splendida canzone: “un giorno credi di essere giusto e di essere un grande uomo, in un altro ti svegli  e devi cominciare da zero”
Uno dei momenti in cui sono stato capace di dare un senso positivo, veramente magico al mio lavoro e ho potuto davvero ammirare la conoscenza e la competenza come senso stesso del proprio mestiere, è stato il mio viaggio a New Orleans lo scorso luglio 2010 in occasione del TALES OF THE COCKTAILS di New Orleans.

Mi ero avventurato in questa particolare esperienza sensoriale in compagnia del grande barman Max La Rocca, con cui fino a quel momento non avevo avuto un contatto diretto. Lo conoscevo di fama e attraverso il suo blog. Avere il privilegio di poter contare come compagno di viaggio e mentore su un bartender così accreditato, non è stato un vantaggio da poco per assaporare al meglio quanto mi attendeva.

Come definire il Tales of  the Cocktail ? Riduttivo dire che è una kermesse, perché è sicuramente molto di più a quasi dieci anni dal suo esordio. E’ certamente un laboratorio di incontri e di idee, è una vetrina internazionale, è un raduno tra i migliori bartender del mondo, è la storia di un museo e di una città, è un megashow, ma per chi come me, ama e opera in questo mondo, è principalmente un grande tuffo nella passione, nella genialità e nella ammirazione.

I giorni trascorsi tra il Monteleone Hotel che ospitava la manifestazione e il vagabondare tra le strade di New Orleans alla ricerca della storia  del bere miscelato, (che fin dai tempi del proibizionismo ha così tanto contribuito ha offrire alla città un segno e uno stile), li ho vissuti un po’ come  un bambino che fa un salto nel suo libro di avventure preferito e magicamente si trova a sgambettare tra le pagine del libro stesso potendo osservare ed incontrare i suoi eroi e miti.

E quando parlo di miti mi riferisco a  nomi come: Stanislav Vadrna , Salvatore Calabrese, Tony Conigliaro, Dale Degroff, Agostino Perrone, Peter Dorelli, e tanti altri, vere e proprie leggende viventi…in tutto più di 70 protagonisti del bere miscelato internazionale a cui si sono affiancati quasi altrettanti esperti e specialisti.

Ancora una volta, come mi succede sempre quando osservo lavorare professionisti di questo livello, mi  incanto di fronte alla magia della loro sapiente gestualità, alla  ritualità che si ripete ogni volta che un cocktail viene creato. Come attori in scena e giocolieri, questi grandissimi bartender da qualsiasi parte del mondo provengano,

di qualsiasi cultura siano, qualsiasi sia il colore della loro pelle e qualsiasi tendenza professionale esprimano, hanno tutti sempre qualcosa da insegnarmi.

Con Max La Rocca abbiamo scambiato una riflessione in merito a quanto all’estero sia maggiormente utilizzato il misurino rispetto all’Italia. Forse noi italiani diamo molta importanza alla creatività e all’eleganza della preparazione e vediamo nel misurino un oggetto un po’ da farmacista, più che da barman, ma a me piace vederlo sapientemente utilizzare, anche in questo passaggio della miscelazione c’è qualcosa di alchemico e di misterioso, oltretutto il misurino è utilissimo per ritrovare la riproducibilità del cocktail e il suo perfetto equilibrio.

Intorno alla manifestazione vive e pulsa tutta la città di New Orleans, ogni bar, ogni locale, organizza eventi dedicati al Tales e non si può fare a meno di notare quanto la storia del bere miscelato sia intrecciata con la storia della città stessa e dei famosi club esclusivi “Please don’t tell”, che durante il periodo del proibizionismo venivano conosciuti attraverso un segretissimo passaparola destinato a ristrette cerchie di clienti.

Tanti i locali storici che sopravvivono tuttora, purtroppo non ho avuto il tempo di  ricercarli tutti, citerò solo due nomi tanto per rendere l’idea: il Sazerac Bar  e Arnaud's French 75 Bar.

La storia del cocktail Sazerac è celeberrima e parte dal farmacista Antoine Pechaud che ne fu l’inventore ai primi dell’800, la base era di cognac, ma fu Thoms Handy che prese il comando del Caffè Sazerac a metà dell’800, e che sostituì l’ingrediente principale in rye whiskey. Ora, il Bar Ristorante Sazerac, rivive da diversi anni nel punto bar del Fairmont Hotel.

L’Arnaud’s French 75 Bar, invece, è ancora lì al suo posto, trasudante storia, tempio del bere miscelato di ieri e di oggi, uno dei più famosi proprio del periodo del proibizionismo, diviso in due sale una visibile e l’altra, quella che allora era nascosta, separate da un corridoio.

Una sosta che non può mancare a chi si reca a New Orleans sulle trecce della storia del bere miscelato, è la visita al Museo Americano del cocktail, un luogo straordinario che raccoglie in uno spazio piuttosto circoscritto ben 200 anni di storia. museumoftheamericancocktail.org.

E che dire dello stesso albergo che ospita la manifestazione?

Il Monteleone è un hotel storico, della fine dell’800. so che qui vi hanno soggiornato Tennessee Williams, William Faulkner e Truman Capote e tanti altri personaggi famosissimi. E’ nel cuore del vecchio quartiere francese, ma soprattutto è l’hotel dove c’è il celeberrimo bar Carousel, che gira su se stesso e fa un giro completo in 15 minuti. Ci sono stato, come molti altri ospiti della manifestazione. E’ stata una grande emozione sedermi al banco che gira intorno a tutto ciò che sa di storia e magari mi sono seduto sullo stesso sgabello su cui si sedeva  un grande scrittore o un famoso jazzista, intento a inseguire i suoi sogni…che storia!

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